Conservation Impact Bonds: lo strumento che può colmare il gap di finanziamento per la biodiversità

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Da anni chi lavora nella conservazione si scontra con un problema strutturale: i soldi non bastano. Un’analisi molto citata stima in 711 miliardi di dollari l’anno entro il 2030 il divario tra i fondi necessari e quelli effettivamente disponibili per proteggere ecosistemi e specie a rischio. Questo “biodiversity finance gap” non può essere coperto da bilanci pubblici e filantropia, oggi stagnanti o in calo; occorre mobilitare capitale privato con meccanismi più efficaci e misurabili.
Cosa sono i Conservation Impact Bonds (CIB)
I Conservation Impact Bonds (CIB) sono strumenti di finanza pay-for-results: gli investitori anticipano capitale a progetti di conservazione e ottengono il rimborso del capitale, più un ritorno, solo se vengono centrati obiettivi ecologici verificabili (KPI). La struttura tipica coinvolge:
un progettista/gestore dell’intervento (parco, ONG, ente pubblico);
gli investitori che sottoscrivono il bond;
un verificatore indipendente che misura gli outcome;
un outcome payer (ad es. un fondo multilaterale) che effettua il pagamento di performance in caso di successo.
L’idea è semplice: più natura protetta e risultati dimostrabili → maggiori ritorni.
Caso studio: il “Rhino Bond” in Sudafrica
Nel 2022 la Banca Mondiale ha lanciato il Wildlife Conservation Bond (detto anche “Rhino Bond”) per sostenere l’aumento della popolazione di rinoceronte nero in due aree protette del Sudafrica: Addo Elephant National Park e Great Fish River Nature Reserve. Si tratta di un’emissione quinquennale da 150 milioni di dollari che raccoglie capitale privato e lega i pagamenti di performance alla crescita reale della popolazione di rinoceronti. Le misurazioni sono condotte da Conservation Alpha e verificate dalla Zoological Society of London; se gli obiettivi sono raggiunti, il pagamento di performance è erogato dal Global Environment Facility (GEF).
Secondo il GEF, le attività sostenute dal bond puntano a incrementare del 4% il tasso di crescita dei rinoceronti, migliorare la gestione di oltre 150.000 ettari e creare più di 2.300 posti di lavoro nelle comunità locali. Questo mette in luce un aspetto spesso sottovalutato: proteggere una specie-ombrello come il rinoceronte genera co-beneficiper l’intero ecosistema e per l’economia territoriale (turismo, occupazione, servizi).
Segnali di trazione: dal Sudafrica al Canada (e oltre)
I CIB non sono confinati al contesto africano. In Canada, il Deshkan Ziibi Conservation Impact Bond (DZCIB) è stato utilizzato per restaurare habitat nella Carolinian Zone dell’Ontario coinvolgendo partner pubblici, privati e comunità indigene. I risultati citati includono il ripristino di 160 ettari, la messa a dimora di oltre 39.000 piante native e un’evoluzione delle pratiche di conservazione verso un approccio più inclusivo e partecipativo.
Anche sul fronte macro, le evidenze indicano che la finanza privata per soluzioni basate sulla natura è in forte crescita: nel 2024, ricerche coordinate da UNEP FI stimano che i flussi privati verso la natura siano aumentati di un ordine di grandezza rispetto al 2020, suggerendo che se la traiettoria prosegue potremmo chiudere il gap entro il 2030. È un segnale importante per investitori istituzionali e corporate che stanno integrando target TNFD e obblighi CSRD nelle proprie strategie “nature-positive”.
Perché i CIB interessano a investitori e aziende europee
Per gli investitori (fondi Art.9 SFDR, fondazioni, family office), i CIB offrono:
allineamento d’impatto chiaro: il rendimento dipende da outcome ecologici misurati;
diversificazione verso asset legati alla natura con metriche di risultato;
narrativa ESG credibile, utile anche per il dialogo con i portatori d’interesse.
Per le aziende, i CIB possono:
sostenere progetti lungo la supply chain (acque, suolo, impollinatori, deforestazione) con KPI di biodiversità;
contribuire al risk management (fisico e reputazionale) e al raggiungimento di target TNFD/CSRD;
abilitare partnership con territori e comunità, massimizzando creazione di valore condiviso.
Rischi, barriere e come gestirli
Se confrontati con i mercati del carbonio, i mercati della biodiversità sono meno maturi, con regolazione abilitante non ancora paragonabile e una base investibile più ristretta. In molti casi, i progetti si trovano in Paesi con rischio sovrano o di cambio e con difficoltà a mobilitare capitale domestico. Per questo è essenziale:
definire KPI solidi e misurabili nel time frame del bond;
prevedere verifica indipendente e governance robusta;
coinvolgere outcome payer affidabili (multilaterali, fondazioni, governi);
utilizzare strutture blended (garanzie, first loss) per migliorare il profilo rischio/rendimento.
I Conservation Impact Bonds dimostrano che è possibile allineare rendimento e risultati ecologici, portando nuovo capitale nella conservazione. Il caso del Rhino Bond in Sudafrica mostra una catena del valore credibile – con outcome payer, misurazioni indipendenti e co-benefici socioeconomici – mentre esperienze come il DZCIB confermano la replicabilità del modello in contesti diversi e con forte coinvolgimento delle comunità. Se il trend mappato da UNEP FIdovesse consolidarsi, i CIB possono diventare uno degli strumenti chiave per chiudere il gap e passare dalle promesse ai risultati, in linea con gli obiettivi della Global Biodiversity Framework.
Se vuoi capire come applicare un CIB a un habitat mediterraneo, a progetti forestali tropicali o a iniziative di ripristino in Europa, scrivici: il team di ecosostenibile.eu può supportarti su scouting dei progetti, definizione KPI, strutturazione finanziaria, verifica indipendente e comunicazione d’impatto.
DOMANDE FREQUENTI
In cosa un CIB differisce da un green bond tradizionale?
Nel CIB il rendimento dipende dai risultati (es. aumento popolazione di una specie) certificati da un soggetto terzo; nel green bond classico contano soprattutto l’uso dei proventi e i processi, non necessariamente gli outcome ecologici.
Chi paga se gli obiettivi sono raggiunti?
L’outcome payer (ad es. GEF) eroga il pagamento di performance agli investitori dopo la verifica indipendente dei KPI concordati.
Quali i rischi principali?
Maturità dei mercati della biodiversità, rischi sovrani e valutari, qualità della misurazione; si mitigano con KPI robusti, governance, blended finance e scelta di progetti con forte materialità.
Si può misurare davvero la biodiversità?
Sì, scegliendo indicatori adeguati (es. tasso di crescita di una popolazione, estensione e qualità dell’habitat, tasso di bracconaggio) e affidandosi a verificatori indipendenti con metodologie trasparenti.