La CSDS affonda l’Omnibus: perché chi opera con la Cina dovrà alzare l’asticella del reporting ESG

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Mentre l’UE discute l’Omnibus per semplificare (e rinviare) parti della CSRD/ESRS, la Cina avanza spedita con le Corporate Sustainability Disclosure Standards (CSDS): quadro nazionale, approccio di doppia materialità, catena del valore completa e roadmap verso la piena operatività entro il 2030. Per chi fa affari in/da e con la Cina, l’asticella si alza — non si abbassa.
Cosa sta succedendo in Europa: l’“Omnibus” e il rallentamento del perimetro CSRD
La Commissione europea ha lanciato nel 2025 un pacchetto Omnibus per “semplificare” le regole: nel percorso legislativo si discute di restringere il perimetro delle imprese tenute al reporting, posticipare scadenze e alleggerire alcuni requisiti. Il Parlamento europeo ha inoltre votato per dilazioni su parti delle regole, specie per PMI e non-PIE, con prime applicazioni rinviate. L’iter è in corso e i dettagli finali dipenderanno da co-legislatori e Stati membri.
Implicazione: l’UE rischia un “stop&go” regolatorio. Chi esporta o ha supply chain globali deve prepararsi a scenari divergenti tra mercati, evitando scelte di under-compliance che potrebbero rivelarsi miopi.
Cosa sta succedendo in Cina: CSDS, la traiettoria è chiara
La Cina ha pubblicato i Basic Standards CSDS e sta sviluppando standard tematici (es. clima) con una roadmap che prevede fasi graduali fino al 2030. Il modello è ispirato e allineato ai riferimenti internazionali (ISSB/IFRS S2) e, per principi, dialoga con l’impianto CSRD/ESRS europeo, ma con un’applicazione progressivamente obbligatoria e ambiziosa.
Punti qualificanti confermati dalle fonti:
- Doppia materialità esplicita: impatti finanziari e impatti sull’ambiente/società. 
- Scope sulla catena del valore: priorità a quotate e grandi imprese, poi estensione; attenzione a fornitori a monte e canali a valle. 
- Fasi e tempistiche: adozione graduale, con piena coerenza nazionale entro il 2030. 
Quattro aree dove la CSDS alza l’asticella (e perché “detta i tempi”)
- Value chain end-to-end 
 Le imprese devono valutare fornitori upstream, distributori downstream e partner rilevanti: un approccio di filiera che riduce i “buchi” informativi e impone governance dei dati lungo tutta la catena.
- Perimetro dinamico (non fisso) 
 La CSDS richiede di riesaminare la supply chain quando cambiano modello di business, rischi, norme o fonti di approvvigionamento: il perimetro è “vivo” e si aggiorna.
- Connettività con i dati contabili 
 Le disclosure di sostenibilità (KPI ambientali/sociali) devono riconciliare costi/ricavi, asset e passività (es. costi di emissioni, consumo risorse, compliance) con la contabilità: un salto di qualità su controllo interno e auditabilità.
- Doppia materialità e integrazione finanziaria 
 La valutazione di materialità d’impatto e finanziaria è centrale; le imprese devono spiegare come i rischi/opportunità ESG si riflettono su performance, cassa e posizione finanziaria.
Messaggio chiave: con la CSDS, per chi opera con la Cina non basterà “adeguare” i fornitori: servirà integrare processi, controlli e dati ESG nel core del reporting aziendale.
“Vi ricorda qualcosa?”: il parallelo con gli ESRS
Gli ESRS nascono come il quadro più dettagliato e integrato al mondo (doppia materialità, value chain, assurance, copertura ampia). Se l’UE ne allentasse l’applicazione con l’Omnibus, paradossalmente molte imprese esportatrici dovrebbero tenere comunque livelli alti per restare compliant ai requisiti cinesi via CSDS.
Rischio strategico: abbassare ora l’ambizione del reporting può penalizzare l’export europeo nei prossimi anni, quando le richieste CSDS diventeranno stringenti lungo le filiere.
Cosa fare adesso (checklist operativa)
- Mappare la catena del valore fino al tier 2/3 (almeno) e classificare i fornitori critici su rischio ESG e dipendenza. 
- Allineare i dati ESG alla contabilità (riconciliazioni, controlli, tracciabilità): preparare sistemi e controlli interni per assurance. 
- Eseguire una doppia materialità “robusta”: soglie, fonti, metodologia e legame con P&L, capex/opex e cash flow. 
- Pianificare la compliance “a prova di 2030”: non fermarsi al minimo europeo; assumere subito un target levelcompatibile con CSDS (e ISSB). 
ecosostenibile.eu® Benefit Company è allineata agli ESRS e supporta pienamente ogni livello di filiera, a monte e a valle, con la piattaforma eCO₂:
- Data model unificato per KPI ESG e contabili, con riconciliazioni e controlli. 
- Supply chain ESG: onboarding fornitori, survey digitali, scoring di rischio e piani di remediation. 
- Doppia materialità guidata e tracciabilità verso report ESRS/ISSB/CSDS. 
Christian Sansoni
 
                         
															 
															 
																