Svezia, rifiuti quasi zero: come funziona (davvero) il modelloBLOGNEWSSvezia, rifiuti quasi zero: come funziona (davvero) il modello

Svezia, rifiuti quasi zero: come funziona (davvero) il modello

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La Svezia invia in discarica meno dell’1% dei rifiuti urbani, puntando su riciclo e waste-to-energy (WtE) integrati con le reti di teleriscaldamento. Per mantenere in funzione gli impianti, Stoccolma importa anche rifiuti da altri Paesi europei. Il modello funziona, ma va compreso nei suoi trade-off climatici e regolatori, per evitare facili semplificazioni.

Tre pilastri del “modello Svezia”

1) Discarica (quasi) azzerata

Il divieto di conferimento in discarica di rifiuti combustibili e organici e un forte mix di riciclo ed energia da rifiuti hanno portato i conferimenti allo <1%. Il dato è confermato dall’ultimo compendio statistico Swedish Waste Management 2024. Avfall Sverige

2) Energia dai rifiuti e teleriscaldamento

Il WtE è integrato in reti di district heating molto diffuse: più della metà del calore per gli edifici residenziali proviene dal teleriscaldamento (circa il 52% nel 2023, secondo analisi recenti), con contributo da rifiuti non riciclabili, calore di scarto industriale e data center.

3) Import di rifiuti dall’estero

Per saturare la capacità, la Svezia importa rifiuti (in gran parte combustibile da rifiuto) da Paesi come Norvegia e Regno Unito. Dati nordici citano ~750.000 t di rifiuti misti importati in Svezia nel 2018; diverse analisi giornalistiche indicano oggi volumi nell’ordine dei milioni di tonnellate/anno. I Paesi esportatori pagano il trattamento, mentre la Svezia recupera energia.

I risultati… e i loro limiti

  • Servizi affidabili, meno discarica, più energia locale. Il modello svedese è spesso usato come benchmark di circular management e pianificazione termica integrata.

  • Attenzione al “lock-in” dell’incenerimento. Una parte del mondo europeo sta spingendo su prevenzione e riciclo avanzato evitando nuovi impianti WtE, per non disincentivare la riduzione dei rifiuti. Reuters

  • Impronta climatica da ridurre. Il settore svedese WtE ha una roadmap per abbattere le emissioni (efficienza, carburanti alternativi, CCS/BECCS). Stockholm Exergi, ad esempio, prevede cattura di CO₂ su impianti bioenergetici. 

Cosa significa “valorizzare i rifiuti”

Il caso Svezia dimostra che i rifiuti possono diventare risorsa, ma solo dentro a un ecosistema:

  1. Prevenzione e riuso al primo posto (design, responsabilità del produttore).

  2. Riciclo di qualità con tracciabilità delle frazioni.

  3. Recupero energetico per la quota non riciclabile, integrato in reti efficienti e con piani di decarbonizzazionedel WtE (es. cattura CO₂). 

Come applicarlo in Italia (e nelle vostre filiere)

  • Mappare i flussi: capire volumi, composizione, stagionalità e costi di smaltimento/recupero.

  • Eco-design & procurement: ridurre a monte materiali critici e favorire circuiti di riuso/riciclo.

  • KPIs integrati: collegare indicatori ambientali e costi contabili per misurare ROI della circolarità.

  • Opzioni energetiche: valutare quando il recupero energetico è realmente “ultima spiaggia” efficiente, nel rispetto della gerarchia UE. 

La visione che condividiamo

“Quando onoriamo ciò che prendiamo dalla Terra, nulla va veramente sprecato. Anche ciò che scartiamo può rinascere con uno scopo.”

La guarigione del pianeta inizia dal modo in cui riconosciamo valore a ciò che finora era solo un costo. La Svezia ci mostra che è possibile — ma richiede politiche solide, infrastrutture integrate e dati misurabili.

ecosostenibile.eu® Benefit Company vi aiuta a ripensare il ciclo di vita dei materiali e a monetizzare la circolarità con la piattaforma eCO₂:

  • inventario rifiuti e material flow analysis;

  • indicatori ambientali/economici connessi alla contabilità;

  • piani di prevenzione, riciclo e, se necessario, recupero energetico con scenari di riduzione emissioni.

Christian Sansoni